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- Opera Trafugata nel Marzo 1971
""I tre angeli, nel quadro, sono rappresentati seduti
ad una mensa frugalmente imbandita, mentre Abramo
appare genuflesso in un angolo, con le mani, di un preziosismo
fiammingo, congiunte, e con nel volto, dalle linee vigorose ed
austere, disegnata un'espressione contrita di bontà. Il sembiante
delle tre figure di Angeli,improntato ad una vaga ingenuità
femminile, è aperto: lo sguardo però è franco e dritto, proprio
di caratteri non aggressivi ma abbastanza decisi. Hanno fronte
convessa sotto la nitida ogiva segnata dai capelli castagni spartiti
nel mezzo e pendenti, in lieve ondulazioni qua e là provviste di
lumeggiature, sulle gote pienotte; occhi a mandorla alquanto
distanti tra loro; mento breve e forte; labbra sottili, socchiuse,
marcantisi nelle caratteristiche fossette marginali. Le tuniche,
d'una bianchezza metallica, cadono al suolo in copiose pieghe
riunite alla cintola da un cordoncino, che quanto al colore ha
riscontro nel risvolto del colletto, cosparso di una folta peluria.
Con l'indice della destra indicano il cielo, mentre con la sinistra
sostengono il lungo scettro aurato degli araldi bizantini. Abramo,
dal volto abbronzato, dalla barba e dai fluenti capelli già
brizzolati, è rappresentato, come abbiamo detto, genuflesso in un
angolo, con la tunica rossa, anch'essa larga, stretta ai fianchi da
una fascia, legata con un abilissimo nodo scorsoio, di un marrone
scuro armonizzato col collettone, mentre le maniche uscenti da essa
tunica sono di un verde pallido. Le figure, che con sapiente effetto
plastico sembrano staccarsi dal volto verde cupo, ornato da fiorami
alla catalana, per prendere vita dall'aria che le circonda tanta è
la individualità plastica che vengono ad assumere e tanto ancora è
il fremito condensato nei loro occhi deliziosi e trasparenti sono
disposte con meditata ricerca prospettica, attorno un
tavolo circolare; su questo è un orlato tovagliolo e su di
esso delle stoviglie: due bicchieri,
una bottiglia, due coltelli,
qualche piatto,
del pane
ed infine un caratteristico boccale
di terracotta tutto ornato di quei motivi, direi fokloristici, che,
ancora oggi, possono scorgersi, nei punti interni dell'isola, in
quelle che il popolo chiama "cannata". Notevole è
l'evidenza con cui sono resi questi oggetti: evidenza che non è
dato di riscontrare in altri quadri siciliani del quattrocento e
che, senza tema di esagerare, può reggere al confronto della
maniera con cui sono rese le stesse stoviglie nella cena leonardesca.La
scena, per quanto priva di fondo paesistico, si svolge in un prato
verde di fresche e spontanee erbuzze: qua e là disordinatamente
sono dei ciottoli. La tavola è di faggio: larga m. 1,55; alta m.
1,90.""
- Stefano Bottari
- 06.03.1907 /10.02.1967
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