""Forza d'Agrò per il paesaggio, i
monumenti e le opere d'arte è stata giustamente inclusa dagli studiosi
fra " le gemme minori di Sicilia". Nell'anno 1116 quando era
chiamata "Vico Agrilla" fu donata dal Re Normanno Ruggero II
al Monastero Basiliano dei SS. Pietro e Paolo D'Agrò come si avvince
dal diploma di dotazione rilasciato in "Scala S. Alessi" nello
stesso anno al monaco Gerasimo; fra i privilegi contenuti nel diploma si
contemplava l'obbligo per gli abitanti di "Vico Agrilla" di
portare due galline al Monastero nelle ricorrenze di Natale e Pasqua
nonché la "decima" sui porci...""
Il furto della statua di S. Michele ai
Forzesi
""La statua di S. Michele, ora ubicata
nell'omonima Chiesa di Savoca, fu costruita ad opera della comunità
Forzese nel XV secolo e custodita in una chiesa fuori dalle mura. E'
storicamente accertato che fu rubata ai Forzesi verso la fine del 1400;
la bocca del popolo ci tramanda che il fatto andò così: Ogni anno la
statua di S. Michele veniva portata dai fedeli di Forza in processione
verso la frazione Scifi e da qui al monastero dei SS. Pietro e Paolo D'Agrò
(dal quale Forza D'Agrò dipendeva). I Savocesi ordirono un diabolico
pano: si colorarono di rosso col succo dei gelsi e si armarono di canne
da brandire a mo' di spada, mentre altri si accodarono alla processione
offrendosi di portare a spalla la statua la statua del Santo, in segno
di devozione. Ad un punto convenuto apparvero, urlando, i Savocesi
pitturati di rosso e lo sgomento fu tale che il corteo processionale si
disperse. Approfittando del trambusto i devoti Savocesi che stavano
portando il Santo fuggirono con la statua verso l'altra sponda del
torrente ove cominciava il territorio di Savoca.....""
Da allora i Savocesi furono apostrofati con la seguente definizione:
"Passari e Saucoti, sparaticci a volu" (Passeri e Savocesi
sparategli mentre volano).
Il passaggio del Re
Un Re, non meglio specificato dalla tradizione orale (
si ricorda però che nell'anno 1130 circa, Ruggero II passò da queste
parti fondano Savoca e il suo ordinamento amministrativo) visitò
Casalvecchio, Forza D'Agrò e Savoca. I notabili del luogo lo accolsero
con tutta la magnificenza possibile chiedendogli delle prerogative per
le loro terre.... Il re visitò la terra di Forza ed i Forzesi alla fine
del cerimoniale lo supplicarono: "Maistà 'na grazia vulemu".
E Il Re: "che volete"? "pani ranni vulemu" essi
risposero. Ed il Re: "Zappate, seminate e fatevelo a casa
vostra". I Forzesi capirono che il pane bisognava guadagnarselo e
ubbidirono e da allora le campagne della Forza furono nominate per la
qualità e l'alto rendimento del frumento.
Detti
I Forzesi vengono etichettati con questi detti:
'U Furzuto iàvi 'u vermu 'ntesta
Annai a' Forza pi mettiri forza / A Forza
mi luvaru lu putiri
Santo Lombardo
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