Dopo l’aratura del terreno mediante il tradizionale
aratro a chiodo e la successiva semina, il grano tagliato
e raccolto in "fasci" veniva portato nelle aie,
il più delle volte all’interno o vicino lo stesso campo, comunque
ricavate in luoghi ventilati. Nell’aia, avente forma circolare
delimitata da grossi massi infilati nel terreno, i chicchi di grano
venivano separati dalla spiga.
Nell’aia del "Vignale", per
esempio, i regni (mazzi di spighe) di frumento venivano
portati sulla testa dalle donne e, non di rado, la trebbiatura si
concludeva con un ballo generale. In questo luogo il grano era
schiacciato da una grossa e pesante pietra trascinata dal
mulo o dal bue: é l’antica tecnica della pisatura (la
trebbiatura). Con l’ausilio del vento e dei forconi i
contadini gettavano in aria il prodotto (spagliavano) affinché
il vento separasse il chicco di grano dalla spiga. Il prezioso cereale,
passato attraverso il tradizionale crivello (u
criscenti), veniva infine raccolto in grandi teloni di sacco, pronto
per essere macinato nei mulini.
A Forza d’Agrò, il mulino utilizzato per macinare
il grano, é quello situato in Via SS. Annunziata (Avanzi a luci),
di proprietà della signora Maria Muscolino. Questa macchina risulta
costituita da una struttura di legno su tre livelli (piedistallo, vasca
centrale di macina, tramoggia). Sua caratteristica sono senza dubbio gli
ingranaggi costituiti da ruote dentate coniche di legno lavorato a mano,
ancora oggi in ottimo stato. Infatti il mulino é stato in funzione fino
a pochi anni fa.
Con la farina ottenuta la massaia procedeva, e
qualcuna procede tuttora, a fare il buon pane di grano (u pani di
ranu, u pani i casa) nei tipici forni a legna che
qualche casa possiede ancora nella propria cucina.