In the name of the Godfather
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Documentario sulla Saga de "Il Padrino"
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“La
Repubblica domenica 16 maggio 2004”
Francesco Calogero gira un documentario sulla saga
firmata da Francio Ford Coppola
Un regista sulle orme del Padrino
il primo ciak a Villa Malfitano
“Un ritorno sui set originali per
raccontare i luoghi com’erano e come sono adesso” |
“Le testimonianze di cui fu coinvolto in
quell’esperienza entusiasmante” |
Sulle
tracce siciliane del “Padrino”, da Villa Malfitano al teatro Massimo
fino a Savoca, Forza D’Agrò e Fiumefreddo. Ovvero quando il grande
cinema americano piombò in Sicilia, da Palermo ai piccoli centri di
provincia, portando con sé, giusto per citare alcuni dei protagonisti,
Al Pacino, Andy Garsia, Diane Keaton, Talia Shire e Sofia, la figlia del
regista Francis Ford Coppola. Trent’anni dopo, a curiosare nella storia
siciliana della saga firmata da Coppola tra il ’72 e il ’90 sarà un
documentario, diretto dal regista messinese Francesco Calogero, che da
domani girerà l’isola a caccia dei luoghi delle riprese dei tre cult
movie. Il titolo provvisorio è “Il padrino in Sicilia”, la produzione è
la Gran Mirci film di Pompeo Oliva, sempre di Messina: le riprese
cominciano da Palermo, e per una settimana si metteranno a caccia di
testimonianze e di luoghi che sono già meta irrinunciabile di turisti e
appassionati di cinema. “È un ritorno sui set originali per raccontare i
luoghi com’erano allora e come sono adesso, due immagini della Sicilia a
confronto – spiega Francesco Calogero – ma non solo. Ci saranno anche i
ricordi, le testimonianze di chi partecipò al film da semplice comparsa
o con piccoli ruoli, o di chi aiutò la produzione prestando il bar o la
villa, mobili o oggetti di scena. Insomma le esperienze di chi, per caso
o direttamente, fu coinvolto in quell’esperienza entusiasmante”. Domani
mattina alle 9 le riprese cominceranno da villa Malfitano, tetro di
tante scene del “Padrino III”: nei suoi salotti infatti, Al Pacino
ascoltava cantare il figlio tenore, interpretato da Frank D’Ambrosio.
“Qui intervisteremo il regista Roberto Andò – continua Calogero- che
allora fece da tramite tra la produzione Americana e l’organizzazione
locale, e Patrizia La Vecchia, anche lei palermitana, che fece da
assistente allo scenografo del film Dean Tavoularis”. Poi il set si
sposterà al teatro Massimo, per revocare quella memorabile scena sulla
scalinata del teatro dove Mary, la figlia del padrino, interpretata da
Sofia Coppola, viene uccisa a colpi di fucili da alcuni sicari.
L’attrice è attesa a Taormina il 19 giugno, per la consegna dei Nastri
d’argento che la vedranno premiata per “Lost in traslatino”. “Speriamo
di raccogliere lì una testimonianza, in quell’occasione pensiamo di
portare un promo del film”. L’ultima tappa Palermitana sarà il
laboratorio di Mimmo Cuticchio, per far parlare il puparo che in una
piazza di Forza d’Agrò, sempre nel “Padrino III”, con i suoi pupi recitò
per Al Pacino e Diane Keaton quella contrastata storia d’amore della
baronessa di Carini”, che a Francio Ford Coppola era piaciuta tanto. Poi
il set del “Padrino in Sicilia” si sposterà a Forza d’Agrò tra le strade
e il sagrato della chiesa, al castello degli Schiavi a Fiumefreddo di
Sicilia, dove nel “Padrino II”, Al Pacino e la sua “sposa” Simonetta
Stefanelli trascorrono la prima notte di nozze, e dove lei troverà la
morte mentre prova la macchina del marito. Le riprese saranno completate
a Roma, poi il video, della durata di circa un’ora, sarà pronto per i
circuiti di Sky.
Laura Nobile |
La
Repubblica Domenica 23 maggio 2004
Francesco
Calogero gira un film sulla lavorazione in Sicilia del capolavoro
Quella volta che Coppola si infilò
dentro una bara
“Il
Padrino” rivive nei ricordi del set
A
Palermo il regista ha raccolto testimonianze a Villa
Malfitano |
L’anima del “Padrino” à ancora qui. In un paesino
fuori dal tempo, con il mare e i monti come eterna scenografia. A Savoca,
l’ombra imponente di Francis Ford Coppola, con la sua stazza di più di
cento chili e il suo carisma di regista visionario, avvolge ogni cosa,
Dal bar “Vitelli” dove il futuro autore di “Apocalypse Now” gustava
anche venti granite al giorno, alla chiesa in cui Michael Corleone,
ovvero Al Pacino, sposava la bella Apollonia, prima di vederla morire in
un attentato. Più di trent’anni dopo, la troupe del documentario “Il
Padrino in Sicilia”, prodotto dalla messinese “Gran Mirci Film” ,
ripercorre in questi giorni i luoghi che segnarono la mitica storia
della famiglia Corleone, tra mafia e romanticismo. Nulla è cambiato, per
chi partecipò alle riprese. Il ricordo è ancora vivo. Impossibile da
cancellare. Così non è stato difficile, per il regista Francesco
Calogero immergersi nel clima di quell’estate del 1971 quando tutta
Savoca era in festa, catturata dal carisma del giovane Coppola, che a
sorpresa scelse some set alcune zone del messinese. Dopo una tappa alla
villa Malfitano di Palermo, dove fu girata una scena de “Il Padrino III”,
il documentario è entrato nel vivo a Forza d’Agrò e a Fiumefreddo,
espressione di una Sicilia “minore”, eppure ricca di bellezze. Monitor
alla mano, Calogero controlla le riprese. L’ultimo ciack è imminente.
Adesso tocca a Maria D’Arrigo, un simbolo degli abitanti di Savoca.
Proprio all’interno del suo bar, oggi disseminato di foto di Al Pacino e
di articoli che ne celebrano la fama di “amica” di Coppola, la troupe
del “Padrino” si proteggeva da un caldo quasi insopportabile. “Lui,
Francis Coppola, era instancabile. Comandava tutti quanti. Ma quando non
ce la faceva più, si sedeva al tavolino e gustava le mie granite al
limone. Avevamo un buon rapporto parlavamo in italiano”.Si nutre di
questi ricordi, il documentario diretto da Calogero. Le testimonianze
sono molte. E cosi Giuseppa Ferrara quando impersonava una damigella per
il matrimonio di Michael Corleone.”Al Pacino sapeva dire solo “Bella” in
italiano. Durante la cerimonia io ero al seguito della sposa, l’attrice
Simonetta Stefanelli”. In quei giorni, si aggirava per il paese anche il
padre del regista. Il musicista Carmine Coppola. “Parlava una strana
lingua, tra siciliano e inglese”, ricordano tre superstiti della banda.
“Fu proprio Carmine Coppola a selezionare chi doveva suonare nel film”.
Mentre la macchina da presa continuava a muoversi, Riccardo D’Agostino,
Domenico Lo Turco e Mario Lo Monaco non smettono di raccontare il loro
incontro “con quel regista dalle mille risorse”. “Una volta ne “IL
Padrino II”, non esitò a mettersi dentro una bara, perché non era
soddisfatto di come veniva portata in spalla”.
Marco Olivieri |
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