Il Convento degli Agostiniani é situato in uno
spiazzo sopraelevato raggiungibile attraverso una gradinata che, tramite
un arco durazzesco, immette nella piazzetta adornata da piante di palma.
Assumendo come fonte l’archivio Generale
Agostiniano e come anno di fondazione quello di concessione della chiesa
della SS. Trinità da parte della confraternita, il convento degli
Eremiti di S. Agostino risalirebbe al 1591. Invero nella porta ad arco
in pietra "dolomite" che immette nell’edificio é inciso un
numero, il 1559, che potrebbe significare l’inizio dei lavori del
cenobio.
Nel caso del Convento di S. Agostino risulta
emergente la grandiosità delle proporzioni più che la presenza di
particolari decorativi, peraltro poco influenti trattandosi di un luogo
di culto. L’ampia facciata del monastero é interrotta da 2 finestre e
3 finestroni al primo piano e da due finestre ed una grande porta ad
arco al piano terra. Di fianco alla Chiesa della Triade, tale porta ad
arco in pietra "dolomite" immette nell’edificio religioso.
Superato l’arco d’ingresso, sulla destra é una
sala detta di Santu Nicola. Oggi dopo il restauro del 2000/2001
adibita a sala museo.
Nei sotterranei del convento, mediante una botola
posta sul pavimento della sala di Santu Nicola ed una ripida
scala, si accede ad una cripta
ove, tutt’intorno ad un altare, sono ricavate, lungo le pareti, 15
"poltrone" in muratura aventi ciascuna un buco proprio nel
mezzo del sedile. Quasi in contrasto con la funzione del luogo, si
contraddistinguono i colori vari e vivaci con prevalenza del rosso, del
grigio e dell’arancione. In particolare, su tutta la parete dietro
l’altare, eccelle un caratteristico dipinto rossastro a forma di
ventaglio, nella parte superiore del quale una scritta, oggi poco
leggibile si estende sotto la volta. In questo luogo sacro i monaci
hanno esercitato i loro riti funebri, seppellendo "seduti" i
loro confratelli. Un loculo collettivo, insomma, in cui il ricordo
perenne di quella che é stata la loro vita sarebbe stato di grande
sostegno morale ai successori. Sempre all'interno della sala di Santu
Nicola è stato rinvenuta una fossa comune dove, si presume, venivano seppelliti
i frati di minore importanza.
Lasciata la cripta e la sala di San Nicola, si accede
al chiostro del Convento,
sicuramente meritevole di menzione pur nella schematica semplicità dei
grossi pilastri a sezione quadrata che lo costituiscono, con arcate a
pieno centro (4 su due lati e 3 sugli altri due) su ciascuna delle quali
è una finestra. Il sottoportico, che si distingue per la volta a
crociera, sembra rievocare la vita dei frati, tutta intrisa di fervore
religioso. Intorno si aprono le porte di alcune camere del Convento.
Alla sinistra del chiostro una porticina immette
nella Chiesa della Triade,
ove i monaci agostiniani svolgevano i loro uffici divini.
"Nel 1608 - dice Vito Amico nel
suo "Dizionario ..." - i frati di S. Agostino sono
uniti alla Chiesa della SS. Trinità per opera di Andrea da Francavilla,
maestro dell’ordine".
A destra, dopo una camera adibita a sagrestia, dove
all'interno si può ammirare un affresco del '400 ritrovato dopo il
restauro sotto 5 cm di intonaco, una
larga gradinata con corrimano a volute e volta a crociera, in tre fasi,
conduce al piano superiore. Nei corridoi del 1° piano si affacciano le
porte di alcune camere modeste e due grandi sale.
Un giardino, sul quale si affacciano le camere con
ampie finestre, circonda l’edificio. Ad esso é possibile accedere
attraverso una scaletta posta di fianco al portone d’ingresso al
convento. Ma altre terre risultavano essere di proprietà degli
Agostiniani nel Comune di Forza d’Agrò per un ammontare di diversi
ettari: si trattava di gelseti, oliveti, vigneti, castagneti e frutteti.
Una lapide è affissa all’interno dell’edificio,
tra il chiostro e la scalinata di accesso ai piani superiori. Essa
spiega un po’ di storia del cenobio agostiniano:
QUEM CERNITIS CONVENTUM PR. BACC.S AGUSTINUS RISINI A
FORTILITIO - QUODAMMODO A FUNDAMENTIS EREXIT REDDITIBUSQ: LOCUPLETAVIT -
IN MELIOREM FORMAM REDUXIT EIUS EX SORORE NEPOS PR. MAG.R AUGUSTINUS
CACOPARDI PROLIS IN EO ENIM AN: DNI 1760 DIE 26 APLIS - CAPITULUM
CELEBRAVIT IN QUO PRESIDE PRE. MAG: IOSEPH LOMBARDO PROLIS EIUSDEM -
CONTUS FILIUS SUMMOPERE GAUDENTIBUS CONCIVIBUS QUI - PPS VOCALES MAXIMO
HONORE ATQ: AMORE PROSECUTI - SUNT SUMMAM RELIGIONIS CLAVUM TENENTE R.MO
PADRE GENERAL FRANCISCO SAVERIO VASQUEZ.
Si apprende così che un certo Agostino Risini dal
"Fortilizio" (Forza d’Agrò), eresse dalle fondamenta il
Convento e lo arricchì di rendite. Il nipote Agostino Cacopardo, figlio
della sorella, lo riportò in una forma migliore. Il giorno 26 aprile
1760 celebrò il Capitolo Giuseppe Lombardo, suo discendente ...
I Monaci di S. Agostino non hanno mai potuto avere
piena autonomia, risultando legati alla chiesa della Triade e, quindi,
condizionati dalla Confraternita
della SS. Trinità, che ne era la proprietaria. Gli uni e
gli altri, però, risultavano subordinati all’Archimandrita.
Nonostante la costruzione del cenobio di S. Agostino a lato della Chiesa
della Triade, è stata quindi sempre la confraternita a mantenere il
possesso della chiesa continuando a svolgere una notevole attività
artistica e religiosa, almeno fino agli anni ’60 quando la Curia
messinese è riuscita ad entrare in possesso dell’antica chiesa
forzese.