Sorge nell'antico quartiere di Magghia ed è
dedicata a San Sebastiano, il Santo vissuto nel III secolo,
considerato protettore contro la peste, una grave calamità che spesso
nei secoli ha mietuto tante vittime.
La chiesa, di piccole dimensioni e ad una navata,
ha la pianta rettangolare ed il prospetto rivolto a Sud-Est. Essa
conferma, nella sua costruzione, l’uso del caratteristico materiale
calcareo locale ed é irrobustita nei quattro angoli da grossi blocchi
squadrati di arenaria grigiastra estratta nella prospiciente contrada
"Vignale" e che formano, per tutta l’altezza
dell’edificio, una tipica lesena.
Del portale e del tetto, oggi non resta alcunché,
se non un piedritto della porta costituito da snelli blocchi di pietra
arenaria culminanti con un semplice capitello. Dalla visione della
parte superiore della struttura muraria, si intuisce che la copertura
esterna fosse a falde inclinate, ed il soffitto a capriate con travi
in vista. Il fondo della navata presenta una struttura ad arco in
arenaria, sagomata con semplicità nella parte superiore, imbiancata.
Il peso della muratura sovrastante l’arco é suddiviso nella doppia
serie, sovrapposta, di conci di pietra arenaria trapezoidale
vicendevolmente equilibrantisi.
La navata termina con un’ampia flessione muraria,
l’abside,
conclusa in alzato dal "catino absidale" simile ad una
semicupola. Nella parte inferiore dell’abside, purtroppo per metà
crollata, si intravedono una serie di archi che abbelliscono la
struttura a pianta semicircolare, mentre in ciò che rimane della
parte superiore del catino si ammira un bello, seppur deteriorato,
affresco. E’ l’Onnipotente,
rappresentato con una fluente barba bianca, il mantello rosso ed il
tipico triangolo sul capo. Non vi é più traccia delle figure di San
Sebastiano e di Sant’Apollonia, protettrice dei denti (‘i
ianghi in dialetto), che gli erano vicine e che ancora sono nel
ricordo di alcuni forzesi. Qualcuno afferma che vi fosse raffigurata
anche S. Barbara. Scrutando sul fondo ingiallito, tra le crepe che
ormai formano una fitta ragnatela, si individua il fine disegno di una
faccia d’angelo.
Nell’abside era contenuto l’altare della
piccola chiesa. Di fianco a questo, un portoncino ad arco porta in un
piccolo ambiente provvisto di tabernacolo e di una finestrella aperta
sul precipizio del vallone sottostante.
Una chiesa semplice e povera ma con una reliquia
del Santo cui era dedicata. Di essa non si conosce il periodo in cui
é stata eretta, ma essendo San Sebastiano il protettore contro la
peste é pensabile che la costruzione dell’edificio religioso sia
avvenuta dopo una delle tante epidemie che nei secoli hanno colpito la
zona. Queste gravi calamità si sono verificate con frequenza (1269,
1347, 1355, 1437, 1452, 1468, 1480, 1485, 1500, 1523), e tra il XV e
XVI secolo anche a Limina, Mongiuffi Melia, Gallodoro e Gaggi sono
state edificate chiese dedicate a San Sebastiano.
La piccola chiesa ha ormai perso la sua sfida col
tempo. Il tutto é oggi in rovina e difficilmente potrà essere
recuperato. Il pavimento non esiste più e l’esteso accumulo di
rovine che lo coprono nasconde una botola che, al centro dell’antico
edificio religioso, portava alla cripta sotterranea ove venivano
seppelliti i cadaveri delle persone defunte residenti nel quartiere.