Forza d'Agrò paese medievale a due passi da Taormina e l'Etna. Ricco di arte, storia e cultura, panorami mozzafiato. Famoso per aver accolto i cast di molti film.


L’Annunciazione

Verso la metà del XVI secolo, i parrocchiani della Chiesa Madre forzese hanno fatto dipingere una tavola grandiosa rappresentante l’enunciazione solenne del messaggio divino dell’Incarnazione del Verbo alla Vergine Maria per bocca dell’angelo Gabriele.

L’Annunciazione, cui il Duomo forzese é dedicato, é dipinta su una tavola larga metri 2,15 ed alta 2,50 e, montata in una maestosa cornice "lavorata" e dorata in più punti, viene disposta nella zona centrale dell’abside, proprio dietro l’altare maggiore. L’autore, che secondo il critico d’arte Brunelli é il pittore messinese Stefano Giordano, nel lato destro del quadro dipinge la Vergine vestita di rosso con un mantello verde e recante sul capo uno scialle bianco. Ella, seduta, legge un libro che tiene aperto sulle gambe ed ha le braccia come in segno di preghiera. Alla sua destra, su un inginocchiatoio, é un altro libro aperto. Nel lato sinistro del quadro é dipinto un angelo con la veste legata alla vita e col manto damascato rosso ed oro svolazzante sulle spalle. Egli tiene nella mano destra uno scettro, mentre con l’altra mano indica con forza il cielo alla Vergine. La scena é chiusa sullo sfondo da un paesaggio montuoso mentre in alto, tra le nubi, Iddio benedice la colomba che irradia la sua luce sulla Vergine e sulla terra, ove un uomo ed una donna sono rappresentati nella concezione umana dell’amore. Nella parte superiore del soffitto, che regge un lampadario a raggiera, é rappresentato Mosè con le tavole dei Dieci Comandamenti. In primo piano, una piantina d’erica ravviva il largo pavimento.

Per quanto riguarda il periodo di esecuzione, malgrado le analogie con l’arte antonelliana, secondo il suddetto critico la tavola non si può ritenere anteriore al 1530-1540. Secondo il Bottari, che fa riferimento ad un manoscritto posseduto dal dott. Domenico Puzzolo Sigillo, il quadro é del 1565, data che probabilmente si leggeva sul dipinto stesso.


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